Valentina. Come si sono svolti i fatti.

Malasanità

Spesso mi/ci capita di parlare con delle persone (mi riferisco ai non astanti agli eventi che hanno determinato l’esito che tutti conosciamo ovviamente) e mi rendo subito conto di come le opinioni e le convinzioni della gente siano discordanti, confuse e totalmente erronee. Penso sia arrivato il momento di chiarire la questione e di esporre in maniera riassuntiva lo svolgersi dei fatti.

Premessa: mia sorella è sempre stata una ragazza sana e non ha mai sofferto di mal di testa cronico; cosa che non posso dire di me vista l’artrosi cervicale che mi fa dannare ogni giorno.

Cronistoria riassuntiva.
I fatti:
Era l’agosto scorso, eravamo in macchina io, la mia ragazza, mi cognata e Valentina. Stavamo tornando a casa dopo aver fatto la spesa che doveva servire per una cena di inaugurazione del gazebo che mio padre aveva costruito nel giardino dietro casa.
– mia sorella avverte una dolore lancinante alla testa (lato sinistro)
– la portiamo al pronto soccorso. Quando scende dalla macchina la parte destra del suo corpo viene a mancare. Viene condotta all’interno del pronto soccorso. Dopo poco un infermiere esce e chiede di me, mi fa entrare nel reparto dicendo che Valentina dice frasi sconnesse. Effettivamente è così, non reagisce alle mie parole. Si sospetta una problema di natura cerebrale, quindi viene messa in coma farmacologico e intubata per il trasferimento in ambulanza verso l’ospedale di Latina. Si noti bene: mia sorella non è andata in coma spontaneamente ma è stata indotta in maniera artificiale.

–  Valentina viene trasferita all’ospedale di Latina S. M. Goretti. La sera i medici ci dicono che c’è stata un’emorragia cerebrale, ma che la fuoriuscita è minima, che stanno cercando di capire da cosa è stata causata e che il fatto che muove piedi e lingua è da considerarsi un buon segno.
– Il giorno seguente i medici riferiscono che l’emorragia è stata causata da un angioma cerebrale che risiede in una zona delicata del cervello. Per loro, almeno per l’angiologo, è in pericolo di vita. Dopo il colpo iniziale ci attiviamo per far trasferire immediatamente Valentina dal letamaio di Latina verso una struttura più efficiente, igienica e specializzata.
– In serata compare un dottorino (del quale non posso fare ancora il nome) che inizia a propinare speranze e rassicurazioni a iosa. Ci riferisce che la situazione è sotto controllo, che la fuoriuscita di sangue è minima e che non è necessario intervenire chirurgicamente. Ci espone il suo protocollo, alle nostre domande sulla questione pericolo di vita risponde che tutti i degenti della rianimazione sono considerati tecnicamente in pericolo di vita. Insomma per lui la strada e tutta in discesa e ingenuamente inizia a esserlo anche per noi. Si noti bene: per questo soggetto le condizioni di Valentina sono serie ma non gravi, la questione viene declassata a un caso di ordinaria amministrazione.
– Passano i giorni e il travaglio in ospedale continua. La struttura si presenta in pessime condizione igieniche, nei bagni gli scarichi sono guasti, sorge addirittura il sospetto che i tossico dipendenti se ne servano per iniettarsi la dose si metadone (la cosa viene documentata anche con alcune foto). Gli orari di visite non vengono rispettati. La sala d’aspetto è una carnaio di gente sudata e insofferente per l’eccessiva calura. Per qualsiasi spostamento i degenti del reparto rianimazione (reparto antisettico) vengono fatti passare attraverso la sala d’aspetto, un ambiente igienicamente disastroso e altamente infettivo anche per le persone sane. Nel reparto rianimazione i dottori accolgono i fattorini della pizza come in un qualsiasi altro locale pubblico. Un laboratorio al piano terra prende fuoco, il fumo e la puzza si diffondono su tutto il piano terra.
– Valentina contrae la febbre (41°), come tutti, e dico tutti, i degenti della rianimazione. Il protocollo stabilito dal dottorino (scopertosi in un secondo memento un semplice ricercatore della Sapienza di Roma) subisce un rallentamento a causa della stessa. Nelle sue intenzioni Valentina deve passare un periodo obbligato in coma farmacologico, dopodiché la sedazione deve essere diminuita per permetterne il risveglio (con un angioma nel cervello?). Sostiene che le ultime TAC sono rassicuranti e che bisogna solo pazientare e stare tranquilli. Un altro mastrone del Gemelli di Roma (scopertosi amico del dottorino, del quale non posso ancora fare il nome) con il quale avevamo preso contatti dal primo giorno e che si era mostrato disponibile a prendersi cura del caso di Valentina (ma chi lo ha mai visto a Latina?) continua ad avallare ciecamente il protocollo del dottorino di cui sopra.
– A Valentina scende la febbre in un giorno (giorno prima 41°, giorno seguente 36,5°, da non credere). Inizia la diminuzione della sedazione. Nella stessa giornata arrivano chiamate dal primario del reparto di rianimazione (non in sede) e dal sindaco di Fondi che parlano di strada in discesa. Arrivano rassicurazioni di ogni tipo, persino dai rianimatori che si sono sempre espressi in maniera pessimistica. La sera mia madre visita Valentina la quale inizia già a muoversi. L’entusiasmo è alle stelle. Incontriamo il dottorino nell’atrio che ci rassicura dicendo che stiamo facendo “passettini in avanti”.
– Il giorno dopo, inaspettatamente, alle 10 del mattino veniamo contattati dall’ospedale e ci riferiscono che la situazione si è aggravata. C’è stato un edema cerebrale, le parti nobili del cervello sono state compromesse, ci dicono che verrà tentato l’intervento chirurgico ma ormai il danno è fatto. Non c’è più niente da fare. E così sarà.
– Alla domanda: “cosa ha causato questo brusco ribaltamento della situazione clinica?” Il dottorino risponde “Non ce lo sappiamo spiegare nemmeno noi“. Un po’ troppo evasiva e dolorosamente poco esaustiva come risposta, considerato  l’irreparabile entità del danno.
–  Nel dolore più estremo acconsentiamo all’espianto degli organi. Complimenti di ogni genere. Peccato che alle 7 di sera dopo la riunione della commissione, l’espianto viene respinto a causa della febbre contratta da Valentina 4 giorni prima.  Si noti bene: se si fa una ricerca in internet ci si rende conto che l’espianto viene autorizzato anche con l’epatite B.. Che cosa ha causato la febbre? Perché gli organi erano compromessi a tal punto da non acconsentirne l’espianto? Allergia ai farmaci? Avvelenamento da farmaci? (Per gli esperti la cosa è alquanto singolare e non ha alcun senso).
– Parlando con molte persone del settore (tecnici) tutti si domandano per quale motivo Valentina non sia stata subito operata, cosa che avrebbe scongiurato definitivamente rischi futuri di risanguinamento, e invece sia stata parcheggiata per 10 giorni in coma farmacologico senza alcun tipo di intervento. Cito mio fratello: “se il motore della macchina si rompe e la macchina viene spenta e messa a riposo, non ci si può aspettare che al momento in cui la macchina verrà riavviata il motore si sarà aggiustato da solo. Tutt’altro, il motore finirà di rompersi”.

Questo, in sintesi, lo svolgersi dei fatti. La nuda e cruda realtà.

In 10 giorni che abbiamo trascorso all’ospedale di Latina, almeno 5 persone del reparto di rianimazione sono decedute. Una percentuale troppo alta per una reparto che non vanta eccessivi numeri di posti letto.
Mia sorella non è stata affidata alle cure di una struttura ospedaliera. Mi sorella è stata affidata alle fauci di un mattatoio. Noi eravamo dilaniati dal dolore e poco lucidi per rendercene conto, ma chi era a conoscenza di questa realtà viscida e putrida, alla quale viene permessa di gorgogliare sono in questa fogna di paese, ha taciuto. Questo paese è destinato a morire proprio per questo motivo: l’indifferenza cinica e criminale delle persone.

Tutti quelli che, come noi, hanno vissuto costantemente quel drammatico periodo, una volta riacquistata lucidità, si sono resi conto che la storia presenta molti, troppi, lati oscuri e zone d’ombra che meritano assolutamente chiarimenti. Attualmente stiamo agendo per vie legali. Tramite il nostro avvocato abbiamo presentato un esposto alla procura di Latina (sperando che non si dimostri come l’ospedale). Qualche giorno fa abbiamo saputo che sono stati nominati i medici legali per valutare la cartella clinica di Valentina, tra circa un mese sapremo l’esito. Se ci sono stati errori è un nostro sacrosanto diritto pretendere giustizia. Chi ha sbagliato dovrà pagare di fronte alla legge, affinché non gli venga più permesso di giocare con la vita della povera gente.

Mia sorella aveva 29 anni, non era cinica, non era indifferente, non era come me, e non era come tanta gente che conosco, lei faceva parte, è il caso di dirlo, di un specie, purtroppo, in via d’estinzione.

Riposa in pace piccola. Sei sempre nei nostri pensieri.

9 thoughts on “Valentina. Come si sono svolti i fatti.

  1. Quell'ospedale è proprio così……non è semplicemente infamare dopo aver subito un danno…..è proprio un mattatoio!!!! Spero con tutto il cuore che chi ha sbagliato paghi anche se nessuno ci ridarà Bacca!!!!

  2. Se in questo paese c'è rimasta una briciola di onestà intellettuale allora c'è da sperare che giustizia si fatta. Se così non è, credo che sia arrivato il momento di far crescere i nostri figli altrove, perché qui non hanno speranze.

  3. Forse pretendo troppo ma credo che l'unica giustizia, se di giustizia si può parlare dato che ormai qualcosa di ingiusto è stato fatto, sia veder pagare il conto non solo il dottorino ma anche – soprattutto – chi gli ha permesso di trovarsi lì, nella posizione di fare dei danni irreversibili. Perché se il dottorino paga e al suo posto viene piazzata una sua fotocopia…la storia si ripeterà!

    Made in Italy è anche questo: se si tratta di acciuffare gli spacciatori di droga si mira ai pesci grossi, ma in un caso di malasanità i mandanti continuano tranquillamente la loro vita criminale sostituendo un dr. Killer con un altro.

    Purtroppo in questo paese quelli che sono i nostri sacrosanti diritti diventano sempre una pretesa eccessiva, e siamo costretti ad accontentarci di quel poco che riusciamo a ottenere.

    Speriamo allora di poterci "accontentare" di punire almeno i diretti interessati! Forza e coraggio!

  4. E' il sistema in cui viviamo che ci stà pian piano uccidento tutti,anche a napoli c'è ò sistema ed è molto simile a quello usato dai nostri politici fatto di favoritismi,bustarelle e vi dicendo,almeno la camorra è più coerente uccide e ne accetta le conseguenze.Il fatto è che il nostro dottorino ed il famigerato ospedale degli orrori è parte d'ò sistema politico.Spero tanto che mia sorella abbia almeno un pò di giustizia.

  5. Giusto fratè, è la coerenza del camorrista che permette a chi non lo è di potersi difendere, ma quando il pericolo inizia a correre sul camice bianco, o su una divisa blu, coloro i quali dovrebbero garantire la nostra sicurezza, allora la cosa diventa molto più pericolosa in quanto un nemico invisibile è quasi impossibile da individuare. Ovviamente non si sta attaccando la categoria ma quelle "poche" mele marce colluse con 'O Sistema.

  6. Come si dice? Guardati dai nemici…ma ancora di più dagli amici!

    Non c'è peggior nemico di quello che ti fa credere di essere tuo amico, aspettando il momento di colpirti alle spalle. Non c'è umanità in queste persone. O forse, ce n'è fin troppa: gli esseri umani…sono spregevoli.

  7. ho letto il tuo articolo Frtè e spero che non rimanga il solo,hai centrato il punto,ti dirò quello che ho vissuto e che ancora stò vivendo mi ha cominciato ad aprire gli occhi anche se vorrei solo lasciarmi andare, ancora mi perdo in cose futili ma comincio a riconoscerle per quello che sono,mi torna in mente un episodio dove con i miei amici si parlava di Fazzone (facciamo i nomi),veniva lodato da loro per tutto quello che faceva per Fondi e soprattutto per la squadra di calcio F.C.F,allora io mi chiedo e scusate l'ignoranza perchè non sono sicuro che rientri nelle sue competenze ma abbiamo un ospedale a fondi che molto probabilmente lo chiuderanno perchè non ci rimane che il pronto soccorso e si penza a finanziare una squadra di calcio?Il fatto è secondo me che nessuno a voglia di addossarsi preoccupazioni in riguardo, mi rivolgo a tutti noi, almeno fino a quando i nostri peggiori incubi diventano realtà ed è quello che è capitato a me, e per questo sono un vero coglione,come si dice?Prevenire è meglio che curare.

  8. Fratè vorrà dire che quando ci sentiremo male ci ricovereranno tutti nello spogliatoio dello "stadio". Sei un grande fratè, perdersi in cose futili non vuol dire non sapere riconoscere quelle che non lo sono, tutti ci perdiamo in cose futili, ma quanti hanno la forza di sostenere un impegno concreto e lottare affinché si realizzi? Non ci dobbiamo lasciare andare, è questo quello che vogliono. Forza e onore! Fratè!

  9. 90 MORTI AL GIORNO PER ERRORI DEI MEDICI O CATTIVA ORGANIZZAZIONE *

    MILANO – Causano più vittime degli incidenti stradali, dell’infarto e di molti tumori. In Italia le cifre degli errori commessi dai medici o provocati dalla cattiva organizzazione dei servizi sono da bollettino di guerra: tra 14 e 50 mila i decessi ogni anno, circa 90 al giorno, di cui il 50% certamente evitabile.

    Lo affermano gli esperti dell’ Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), che hanno promosso su questo tema un convegno nazionale i cui lavori si sono aperti oggi all’Istituto dei Tumori di Milano (INT). Secondo l’AIOM, sono almeno 320 mila le persone danneggiate da questi errori, con costi pari all’1% del PIL, 10 miliardi di euro l’anno.

    "Le fonti, però, sono spesso discordi su questi numeri – fa notare Marco Venturini, consigliere nazionale dell’ Associazione – come si nota per quel divario fra 14 e 50 mila decessi imputabili ad errore (la verità probabilmente si avvicina ai 30-35 mila decessi) ma nella migliore delle ipotesi (’solò 14 mila), i morti per errore medico o della struttura ospedaliera, sono almeno il doppio di quelli per incidente stradale, che sono 8000 l’anno, il che non è poco".

    "Il tema del rischio clinico – osserva il presidente dell’ AIOM, Emilio Bajetta – si propone oggi come un argomento di grande attualità, con un forte impatto socio-sanitario. Lo scopo che l’Aiom si ripromette è migliorare la prestazione sanitaria e garantire la sicurezza del paziente oncologico". Anche perché nella particolare classifica delle specialità in cui si commettono più errori, stilata dal Tribunale dei diritti del Malato, l’Oncologia, con un 13% si colloca al secondo posto, preceduta dall’Ortopedia con il 16,5% di errori, seguita dall’Ostetricia (10,8%) e dalla Chirurgia (10,6%). Gli errori più frequenti vengono fatti in sala operatoria (32%), poi nei reparti di degenza (28%), nei dipartimenti di urgenza (22%) e negli ambulatori (18%).

    Ma quali sono gli errori più frequenti? "Qui le cifre sono meno certe, ma fra gli errori che si verificano più spesso ci sono quelli dovuti alla confusione fra farmaci con nomi simili", afferma Bajetta che fa l’esempio, in oncologia, di farmaci come cisplatino, paraplatino e oxaliplatino. L’ordine di somministrazione di un farmaco può dunque essere equivocato, soprattutto se non vi è il controllo anche al letto del paziente.

    "Anche l’ambiente in cui si lavora – continua Bajetta – influisce: perché un conto è scrivere la cartella clinica in un ambiente tranquillo, seduti a una scrivania, altro è farlo, coma talvolta capita, in corridoio, nella confusione generale". Altri errori sono dovuti al sistema che, a causa delle lunghe liste d’attesa (per visite ed esami diagnostici) è causa diretta delle diagnosi tardive, che arrivano quando ormai il danno è irrecuperabile. E per il presidente AIOM, "gli errori dovuti a cosiddetta malpractice, cioé a una non corretta prestazione medica, sono minori di quanto non si pensi: spesso ad essi si dà un eccesso di visibilità sui media, prima ancora di poterne valutare l’esatta natura.

    Poi alla fine, oltre il 90% dei medici accusati di malpractice viene assolto". Invece, secondo Venturini, si sta affacciando un nuovo tipo di errore, imputabile questo ai recenti cambiamenti del sistema, che tende a risparmiare nelle spese: "E’ quello che gli anglosassoni chiamano ’quicker and sicker’, cioé il dimettere precocemente il paziente (troppo velocemente, quicker), quando é ancora non stabilizzato (più sofferente, sicker)".

    Altri errori – secondo un elenco del Tribunale dei diritti del malato – sono provocati dalla somministrazione di farmaci sbagliati per la grafia poco comprensibile di chi li ha prescritti (a volte basta anche lo spostamento di una virgola per rendere letale la quantità di un farmaco), dallo scambio di paziente da operare, dall’amputazione dell’arto sbagliato, da smarrimento o confusione di esami, da anestesia maldosata, infine dalla scarsa attenzione al ’consenso informato’.

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