Il caso Valentina – Aggiornamenti (2)

Ingiustizia

Eravamo rimasti al punto in cui i 2 tecnici, nominati dal giudice per la valutazione della cartella clinica di Valentina, avevano chiesto altri 4 mesi di proroga, che sommati ai 6 mesi ordinari erano diventati 10 mesi. In molti avevamo pensato che, considerata la trattazione delicata, questa istanza temporale era dovuta a una mole di lavoro ragguardevole che aveva investito i 2 tecnici stacanovisti. Alcuni di noi hanno detto: “se hanno chiesto altri 4 mesi vuol dire che gli elementi da valutare sono copiosi!” Altri invece hanno pensato: “hanno chiesto 4 mesi perché sappiamo tutti che in Italia la magistratura è congestionata”. Alcuni hanno ridetto: “è cosa buona!” Altri hanno ripensato: “è cosa cattiva!” Ma vi assicuro che mai nessuno, nemmeno per un istante, nonostante il sottilissimo velo di fiducia riposto nei confronti delle istituzioni, ha pensato o detto: “ci stanno prendendo per il culo!”.  Ci eravamo sbagliati!

Dal lavoro congiunto di due eminenze della medicina, nel giro di 10 mesi, è stata partorita una relazione “tecnica”, ma sarebbe più opportuno chiamarla abominio, che al confronto un film con Alvaro Vitali è una joie de vivre. Tralasciando l’uso astruso della punteggiatura (cosa che ci interessa meno, ma che farebbe inorridire anche un bambino della prima elementare), questo libello di sole 15 pagine presenta significativi omissis, incongruenze di orari, contraddizioni in termini, elementi fondamentali tralasciati o non tenuti in considerazione; in parole povere una vera e propria opera di castronerie, dove la professionalità e il lavoro investigativo sono stati lasciati a marcire nella pattumiera di questo nuovo modello di giustizia de noantri.
Senza entrare troppo nel merito, la relazione in dirittura d’arrivo dice che l’operato dei sanitari non è censurabile in quanto per evitare danni, come ipotetiche paralisi, è stata perseguita una strada alternativa che ha portato purtroppo a esiti più tragici. Come dire: “non ti opero perché c’è il rischio che perdi l’uso del dito medio, però se perdi tutto il braccio so cazzi tua!”. Ma la relazione non si limita solo a vomitare tali oscenità, arriva addirittura, con spericolate acrobazie, a elogiare l’inverosimile operato eroico dei ricercatori della Sapienza che in quei 10 giorni, invece di intervenire chirurgicamente come il caso richiedeva, hanno sperimentato sulla vita di Valentina limitandosi a giocare con TAC e altri aggeggi senza avere la più pallida idea di come trattare una MAV.

A pagina 8 di questo PDF scaricato dal sito www.neurologiachirurgica.it si legge:

(…)

L’età costituisce un altro importante criterio selettivo: in genere non è raccomandabile sottoporre ad intervento chirurgico pazienti asintomatici con età superiore ai 55-60 anni. Infatti, a 55 anni il rischio chirurgico è sostanzialmente sovrapponibile a quello legato alla storia naturale della MAV per il resto della vita del paziente.
Anche la sede della malformazione è ugualmente rilevante. Se l’area è considerata “inaccessibile” (diencefalo, tronco encefalico) il rischio di gravi deficit neurologici residui è elevato (Batjer 19, Chou 20, Drake 21, Solomon 23, 24); pertanto, queste MAV dovrebbero esser trattate chirurgicamente soltanto in pazienti giovani, con esordio emorragico e da un team neurochirurgico esperto.

(…)

Mia sorella rientrava nei parametri di età per essere operata, ma cito: …pertanto, queste MAV dovrebbero esser trattate chirurgicamente  soltanto in pazienti giovani, con esordio emorragico e da un team neurochirurgico esperto. Team neurochirurgico esperto che all’ospedale S. Maria Goretti di Latina non c’era.
Ci pare abbastanza ovvio che le motivazioni dei 2 furbetti del quartierino sono soltanto una presa in giro, un modo come un altro per tenere ben coperto il vaso di Pandora, pertanto, considerato che la vita che è stata spezzata aveva il sorriso di una ragazza di soli 29 anni, noi non ci fermeremo, né ora né mai, nonostante la richiesta di archiviazione da parte del giudice.
Ringraziamo il nostro legale per la sua amicizia, l’operosità e la solerzia con cui sta affrontando questo caso, per il quale si sta battendo come uno di famiglia (cit.).

D’altronde se succede dove ci si aspetta che non dovrebbe accadere, perché l’ospedale di Latina dovrebbe fare eccezione? (Ringraziamo Sarah per la segnalazione).

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